C'è ancora spazio ai nostri giorni per un calcio legato alla
gente? C'è ancora spazio per sentimenti che esulano da concetti di calcio business?
L'abbiamo chiesto a due cari amici di Bar Sport, Tommy ed Henry, conduttori della trasmissione radiofonica "C'era una volta O Rei" di cui siamo stati felici ospiti in diretta lo scorso Aprile.
Ne è nata una lunga ed interessante intervista che ci porta alle origini del nostro amore per il calcio.
Buona lettura e seguite la loro trasmissione tutti i giovedi dalle 15 alle 17 sulle frequenze radio, streaming e video di Radio Milan-Inter.
BS: Presentatevi e raccontateci della vostra fede calcistica.
T: Sono Tommaso Lavizzari, ho 32 anni e da 32 anni e 9 mesi sono milanista. Nella vita scrivo di Cibo, per la mia rivista Web [Nomaitre.com], e mi occupo di Calcio, di Musica e di Cinema. Quando mi sono innamorato del Milan ero piccolo e abbracciato a mio padre, pioveva e ricordo ancora adesso l'odore dell'erba bagnata di San Siro e il verde del campo illuminato con il Rossonero delle Maglie che brillavano. Ricordo Van Basten, da poco al Milan, che veniva insultato da un Signore seduto di fianco a me perché "non si sporcava", ero piccolo e chiesi a mio padre "Lui tifa per gli altri?" mio Padre mi rispose: "No, è semplicemente un Rumpiball". Da quel momento ho odiato chi tifa criticando senza criterio e ogni volta che entro allo Stadio per vedere il Milan mi batte il Cuore, ogni volta che sento l'odore dell'erba mi batte il Cuore, ogni volta che vedo un Bimbo con la Maglia del Milan spero che possa provare o che abbia provato le stesse cose che ho provato io, dubito, visto che anche l'erba ormai è di plastica, ma lo spero.
H: Sono Enrico Lazzeri, in arte dj Henry se di arte si può parlare perchè metto arte di altri, ho 51 anni. Tifo o meglio supporto il Tottenham Hotspur dal 1972, quando mio padre arrivò a casa un giorno con un Brionvega nuovo di pacca, a 5 pulsanti e quella sera davano la semifinale UEFA tra AC Milan e Tottenham Hotspur. Rigorosamente in bianco e nero, mi cambiò la vita (in peggio , se fossi stato folgorato dal Milan, ora il mio palmares ed il mio tasso di sborronaggine sarebbe diverso, visto l'albo d'oro) perchè è la squadra, che è pura chimica a scegliere te e non viceversa. La squadra di calcio è come una donna, ti piace, non sai perchè, non ti spieghi perchè ad una la leccheresti e ad un'altra, magari più bella, no. La vita è chimica e a volte essa non ti porta in alto, nello status sociale, ma ti fa essere te stesso con la tua attitudine di pulsioni e percezioni. Di altro posso dire che sono sempre stato nella musica sin dal lontano 1979, quando iniziò la mia prima avventura radiofonica, avevo una piccola rubrica sul punk, da lì poi tutto si è sviluppato con le testate specializzate, le serate, il collezionismo di dischi, le sottoculture che sono una delle situazioni salvifiche della vita, qualsiasi esse siano perchè sei un face in the crowd, sei uno non omologabile. Una vita nella musica da tante angolature della barricata, insomma e ciò ti porta maggiormente a comprenderne i problemi e ad essere consapevole delle soluzioni
BS: Come nasce l'idea di un programma radiofonico che parla di calcio amarcord?
T: Totalmente a caso. Gigi, il nostro vecchio regista, era in università con me e il Gallina e dopo una partita di calcetto ci ha proposto di darci due ore di trasmissione per far quello che volevamo. Inizialmente pensavamo di parlare di Calcio Internazionale ma siamo pigri e le statistiche sono noiosissime e alla lunga avremmo perso entusiasmo, non era il nostro. Serviva qualcosa che potesse lasciarci libertà d’espressione e la possibilità di spaziare a 360° tra tutti i nostri molteplici interessi, cosa che il Calcio Moderno non ti permette di fare per assenza di Eroi, appiattimento e omologazione di comportamenti. Il Calcio del Passato, quello che ci ha fatto innamorare di questo sport, invece, era perfetto e ci avrebbe permesso di liberarci delle fastidiose litigate televisive e di spaziare tra i meandri della Storia, della Vita, di cui il Calcio, a nostro avviso, è uno specchio fedele. Serviva una figura che desse credibilità a due ragazzotti che potevano solo raccontare quello che avevano letto ma che non avevano visto, così ho immediatamente contattato Henry, amico di vecchia datae Maestro, che conosce il Mondo dalle origini… del resto se sei stato compagno di banco di Tutankhamon non può essere che così visto che hai vissuto tutto in diretta. Il Gallina, dopo pochi mesi, ci ha abbandonati 15 minuti prima della diretta e non si è mai più fatto vedere, gli vogliamo sempre bene, ma avremmo gradito almeno una telefonata. Alessandro Polenghi è arrivato dopo, prima come ospite e poi come punta di diamante. Un giorno ci hanno detto che: Henry è il fantasista, io il regista che detta i tempi di gioco, Ale è il classico numero 9 sornione e inglese, pronto alla zampata. Henry ed io siamo la squadra, il Polenghi e gli ospiti sono i finalizzatori. In base a chi c'e' in trasmissione costruiamo il gioco...
H: Tommaso Lavizzari col Gallina, che conoscevo dai tempi delle serate Mod al Sakhalin, oggi Rocket e dai bei tempi di Supporti Fonografici con Carlo Villa, Tommaso, poi era socio gestore del Sergeant Pepper di Milano, mi fecero la proposta, quasi scherzosa, di iniziare questa avventura con C'era Una Volta O Rei su Radio Milan Inter, due anni fa. Io venivo dall'ultima solida esperienza con Radio Lupo Solitario a Samarate, ero fermo da un po' coi microfoni e le dirette e così colsi l'occasione al volo anche perchè recepii già di primo acchito che tutto un feeling legato ad un calcio che il sistema, con leggi capestro e figlie del capitalismo e del darwinismo sociale, ci aveva sottratto senza chiedere il permesso a chi, in quel calcio, vi aveva speso la vita, sogni, aspettative, lotte, sacrifici. Per scherzo e per scommessa iniziai questa avventura che, allo stato attuale, debbo dire è diventata più grande di noi e ringrazio di cuore tutto il pubblico che l'ha fatta diventare tale perchè senza un'audience fedele, motivata, pungolante, attiva, tutto sarebbe rimasto lettera morta od un semplice programma di vecchie glorie che se la menano. A C'Era Una Volta O Rei si parla di quei valori (colori, maglia, attitudine, stile, polvere per la strada macinata ovunque nel mondo, ecc...) che il sistema con gli stadi salotto e per famigliole perbeniste e turistiche ha completamente sepolto perchè non più funzionale al marketing ed al capitalismo selvaggio.
BS: diteci qualcosa della scena amarcord negli ambienti milanesi.
T: Ormai si è in pochi a credere nella Tradizione e ci si trova al baretto prima delle partite. Diciamo che la "Subbuteo Firm Milano" racchiude in sé tutti gli esponenti più importanti del Calcio Amarcord Milanese (indipendentemente dalla fede calcistica) e farne parte è solamente un grande onore. Mi limito a questo perché le cose che succedono per strada restano per strada e le possono raccontare solo i diretti interessati. Mi limito a dire che Uomini (e Donne) così, nelle Curve, non ci saranno mai più. Fortunatemente Coolness Milano è riuscito a crescere una buona batteria di ragazzi con gli attributi e con sani principi. Elvio festeggia in questi giorni 15 anni di attività e speriamo che non si stanchi di fare da chioccia alle nuove leve, sarebbe il colpo del K.O.
H: Ci sono tante realtà non solo a Milano che sono sensibili ad un calcio dei valori, realtà di batterie, di stile, di attitudine, di fanzine, di blog e semplicemente di tradizione orale. L'unica difficoltà è che, in un momento in cui qualcuno non ha avuto la fortuna anagrafica di vivere il vecchio calcio ed il suo schema di valori, ad es, Boninsegna che al Lunedì tornava a Viadana dai suoi genitori che avevano fatto tanti sacrifici per introdurlo in mondo spietato e competitivo come quello dello sport, bisogna che questo qualcuno compia un atto di fede verso i narratori o i bardi, perchè tali siamo oggi, che raccontano un mondo perduto che sovente si ammanta di leggenda. Il mondo corre veloce verso un destino di squallida omologazione e globalizzazione pertanto chi sarà affascinato da questo tipo di atteggiamento sarà una persona curiosa, che pensa con la sua testa, motivata, libera e libertaria. Scegliere il il numero 72 sulla maglia non vuol dire essere libero, parlo del giocatore, perchè ti fa esprimere il tuo immaginario, ma vuol dire solo dare un rifiuto becero ad un mondo di valori fondativi senza i quali non vi sarebbe stato il calcio come lo intendiamo. Il calcio è less is more.
BS: cosa pensate del calcio e in generale dello sport in generale a livello italiano?
T: Preferisco non parlarne, altrimenti avrei scelto di fare una trasmissione sull’attualità e comunque non amo parlare di cose che non mi piacciono.
H: Specchio dei tempi; squallido, figlio dell'imbroglio e delle nuove tendenze sociali che privilegiano l'apparire, il lusso ostentato (ragazzi Mariolino Corso ai miei tempi aveva il nome ed il cognome in vista in un citofono di Via Cagliero a Milano, malgrado il suo livello, restava uno di noi, uno della gente), la pochezza culturale sulle tradizioni, lo squallore dell'outlook, l'usa e getta. Credo di non aver mai visto un momento peggiore nella storia del calcio dacchè sono vivo.
BS: cosa pensate del movimento tifo attuale italiano?
T: Fantastico nelle leghe minori e in alcune realtà di provincia; imborghesito, bolso e appesantito come un Gangster a fine carriera che non trova un erede, nelle squadre di vertice. Le Curve sono piene di mitomani e chiacchieroni da tastiera, gente che vuole “emulare” quello che ha visto nei film o sentito raccontare ma non ha vissuto nulla dal vero… un po’ come nella vita di tutti i giorni insomma… mi fermo qui, meglio.
H: Chi critica il tifo odierno come diverso da quello anche solo, senza andar troppo lontano, degli anni '90, dovrebbe però comprendere che le istituzioni bigotte, perbeniste, censorie e di propaganda del politically correct che poi si traduce in squallida ipocrisia borghese ( i borghesi per assioma vogliono essere tranquillizzati, perchè avendo una vita senza slanci iconoclasti, han bisogno solo di sicurezze sui loro schemi e sui loro patrimoni, il borghese infatti teme l'arte) si sono adoperate al massimo per lasciare le vere coscienze critiche a casa o fuori dagli stadi in quanto, a detta del sistema, "gente impresentabile". Forse chi viveva un vecchio modo di pensare al calcio, più sano, popolare, populista e genuino si è anche demotivato in quanto tradito nei valori più puri e di strada del suo essere. Penso solo a chi tifava per società storicamente working class e che tutto ciò che gli veniva era frutto del sudore della fronte ed ora si trovano con la storia della loro squadra rovesciata come un guanto da sceicchi, emiri, investitori alto finanziari che nulla sanno e capiscono di calcio, ma per loro è solo un giocattolo od un modo per stornare capitali. Grazie, per te sarà un giocattolo, ma per me è la storia della mia società e se essa ha un dna loser, tu non me la cambi venendo come un alieno da mondi lontani. Chi me la può cambiare deve essere uno di noi, sempre, che magari ha fatto fortuna. Molti tifosi veri, per questo motivo, si sono allotanati dal calcio, dal tifo, dalla curva, dalla società, in quanto essi sono stati traditi nella loro storia.
BS: quali sono i vostri programmi futuri?
T: Ho sempre pensato che le persone migliori fossero quelle che fino all’ultimo giorno della loro vita non sapevano cosa avrebbero fatto da grandi. Progetti ne ho sempre troppi ma tanto le cose migliori succedono per caso, quindi inutile far progetti, credo sia molto meglio vivere.
H: Domanda difficile perchè da blando filo buddhista posso dire che ciò che conta è solo il presente, la presenza mentale. Infatti il nostro programma, pur riguardando la nostalgia e che paradossalmente sarebbe in contraddizione con lo spirito della presenza mentale, è fortemente calato nella realtà odierna come una spina nel fianco. Ecco vorrei che fossimo sempre una mente pensante autonoma anche nel futuro. Ma i veri artefici del loro destino sono i tifosi ed il popolo, senza di loro noi non siamo nulla. E' difficile dire cosa siamo nella radiofonia attuale italiana, ma una cosa è certa: ognuno col proprio bagaglio di esperienze, siamo noi stessi.
BS: e' dura portare avanti un programma radiofonico?
T: E’ dura svegliarsi la mattina e andare a lavorare in miniera! La radio è solo un divertimento. E’ una parte del mio lavoro che non considero un “lavoro”, l’ho scoperta per caso e me ne sono innamorato alla follia. Per questo ringrazio Gigi per avermi introdotto, Lapo per aver creduto in noi e avermi insegnato tanto e, soprattutto, Henry e Ale che per me sono due Maestri, oltre che due Grandi Amici, sono una parte della mia Famiglia, due persone eccezionali che non ringrazierò mai abbastanza. Noi che amiamo il “Calcio del Passato” e che abbiamo ancora i valori della Tradizione, dobbiamo stare uniti e combattere insieme, forse così riusciremo a fermare la lenta e inesorabile corrosione del Mondo, di cui il Calcio è specchio fedele.
H: E' dura se hai dei vertici che ti pongono limiti di censura o moralistici, limiti didattici e didascalici. A Radio Milan Inter abbian trovato una realtà che si è fidata del nostro slancio fondamentalmente protratto verso un obiettivo: dire alla gente di pensare con la propria testa anche se ciò è fuori moda, fuori tendenza e fuori mercato. Audere Est Facere!
gente? C'è ancora spazio per sentimenti che esulano da concetti di calcio business?
L'abbiamo chiesto a due cari amici di Bar Sport, Tommy ed Henry, conduttori della trasmissione radiofonica "C'era una volta O Rei" di cui siamo stati felici ospiti in diretta lo scorso Aprile.
Ne è nata una lunga ed interessante intervista che ci porta alle origini del nostro amore per il calcio.
Buona lettura e seguite la loro trasmissione tutti i giovedi dalle 15 alle 17 sulle frequenze radio, streaming e video di Radio Milan-Inter.
BS: Presentatevi e raccontateci della vostra fede calcistica.
T: Sono Tommaso Lavizzari, ho 32 anni e da 32 anni e 9 mesi sono milanista. Nella vita scrivo di Cibo, per la mia rivista Web [Nomaitre.com], e mi occupo di Calcio, di Musica e di Cinema. Quando mi sono innamorato del Milan ero piccolo e abbracciato a mio padre, pioveva e ricordo ancora adesso l'odore dell'erba bagnata di San Siro e il verde del campo illuminato con il Rossonero delle Maglie che brillavano. Ricordo Van Basten, da poco al Milan, che veniva insultato da un Signore seduto di fianco a me perché "non si sporcava", ero piccolo e chiesi a mio padre "Lui tifa per gli altri?" mio Padre mi rispose: "No, è semplicemente un Rumpiball". Da quel momento ho odiato chi tifa criticando senza criterio e ogni volta che entro allo Stadio per vedere il Milan mi batte il Cuore, ogni volta che sento l'odore dell'erba mi batte il Cuore, ogni volta che vedo un Bimbo con la Maglia del Milan spero che possa provare o che abbia provato le stesse cose che ho provato io, dubito, visto che anche l'erba ormai è di plastica, ma lo spero.
H: Sono Enrico Lazzeri, in arte dj Henry se di arte si può parlare perchè metto arte di altri, ho 51 anni. Tifo o meglio supporto il Tottenham Hotspur dal 1972, quando mio padre arrivò a casa un giorno con un Brionvega nuovo di pacca, a 5 pulsanti e quella sera davano la semifinale UEFA tra AC Milan e Tottenham Hotspur. Rigorosamente in bianco e nero, mi cambiò la vita (in peggio , se fossi stato folgorato dal Milan, ora il mio palmares ed il mio tasso di sborronaggine sarebbe diverso, visto l'albo d'oro) perchè è la squadra, che è pura chimica a scegliere te e non viceversa. La squadra di calcio è come una donna, ti piace, non sai perchè, non ti spieghi perchè ad una la leccheresti e ad un'altra, magari più bella, no. La vita è chimica e a volte essa non ti porta in alto, nello status sociale, ma ti fa essere te stesso con la tua attitudine di pulsioni e percezioni. Di altro posso dire che sono sempre stato nella musica sin dal lontano 1979, quando iniziò la mia prima avventura radiofonica, avevo una piccola rubrica sul punk, da lì poi tutto si è sviluppato con le testate specializzate, le serate, il collezionismo di dischi, le sottoculture che sono una delle situazioni salvifiche della vita, qualsiasi esse siano perchè sei un face in the crowd, sei uno non omologabile. Una vita nella musica da tante angolature della barricata, insomma e ciò ti porta maggiormente a comprenderne i problemi e ad essere consapevole delle soluzioni
BS: Come nasce l'idea di un programma radiofonico che parla di calcio amarcord?
T: Totalmente a caso. Gigi, il nostro vecchio regista, era in università con me e il Gallina e dopo una partita di calcetto ci ha proposto di darci due ore di trasmissione per far quello che volevamo. Inizialmente pensavamo di parlare di Calcio Internazionale ma siamo pigri e le statistiche sono noiosissime e alla lunga avremmo perso entusiasmo, non era il nostro. Serviva qualcosa che potesse lasciarci libertà d’espressione e la possibilità di spaziare a 360° tra tutti i nostri molteplici interessi, cosa che il Calcio Moderno non ti permette di fare per assenza di Eroi, appiattimento e omologazione di comportamenti. Il Calcio del Passato, quello che ci ha fatto innamorare di questo sport, invece, era perfetto e ci avrebbe permesso di liberarci delle fastidiose litigate televisive e di spaziare tra i meandri della Storia, della Vita, di cui il Calcio, a nostro avviso, è uno specchio fedele. Serviva una figura che desse credibilità a due ragazzotti che potevano solo raccontare quello che avevano letto ma che non avevano visto, così ho immediatamente contattato Henry, amico di vecchia datae Maestro, che conosce il Mondo dalle origini… del resto se sei stato compagno di banco di Tutankhamon non può essere che così visto che hai vissuto tutto in diretta. Il Gallina, dopo pochi mesi, ci ha abbandonati 15 minuti prima della diretta e non si è mai più fatto vedere, gli vogliamo sempre bene, ma avremmo gradito almeno una telefonata. Alessandro Polenghi è arrivato dopo, prima come ospite e poi come punta di diamante. Un giorno ci hanno detto che: Henry è il fantasista, io il regista che detta i tempi di gioco, Ale è il classico numero 9 sornione e inglese, pronto alla zampata. Henry ed io siamo la squadra, il Polenghi e gli ospiti sono i finalizzatori. In base a chi c'e' in trasmissione costruiamo il gioco...
H: Tommaso Lavizzari col Gallina, che conoscevo dai tempi delle serate Mod al Sakhalin, oggi Rocket e dai bei tempi di Supporti Fonografici con Carlo Villa, Tommaso, poi era socio gestore del Sergeant Pepper di Milano, mi fecero la proposta, quasi scherzosa, di iniziare questa avventura con C'era Una Volta O Rei su Radio Milan Inter, due anni fa. Io venivo dall'ultima solida esperienza con Radio Lupo Solitario a Samarate, ero fermo da un po' coi microfoni e le dirette e così colsi l'occasione al volo anche perchè recepii già di primo acchito che tutto un feeling legato ad un calcio che il sistema, con leggi capestro e figlie del capitalismo e del darwinismo sociale, ci aveva sottratto senza chiedere il permesso a chi, in quel calcio, vi aveva speso la vita, sogni, aspettative, lotte, sacrifici. Per scherzo e per scommessa iniziai questa avventura che, allo stato attuale, debbo dire è diventata più grande di noi e ringrazio di cuore tutto il pubblico che l'ha fatta diventare tale perchè senza un'audience fedele, motivata, pungolante, attiva, tutto sarebbe rimasto lettera morta od un semplice programma di vecchie glorie che se la menano. A C'Era Una Volta O Rei si parla di quei valori (colori, maglia, attitudine, stile, polvere per la strada macinata ovunque nel mondo, ecc...) che il sistema con gli stadi salotto e per famigliole perbeniste e turistiche ha completamente sepolto perchè non più funzionale al marketing ed al capitalismo selvaggio.
BS: diteci qualcosa della scena amarcord negli ambienti milanesi.
T: Ormai si è in pochi a credere nella Tradizione e ci si trova al baretto prima delle partite. Diciamo che la "Subbuteo Firm Milano" racchiude in sé tutti gli esponenti più importanti del Calcio Amarcord Milanese (indipendentemente dalla fede calcistica) e farne parte è solamente un grande onore. Mi limito a questo perché le cose che succedono per strada restano per strada e le possono raccontare solo i diretti interessati. Mi limito a dire che Uomini (e Donne) così, nelle Curve, non ci saranno mai più. Fortunatemente Coolness Milano è riuscito a crescere una buona batteria di ragazzi con gli attributi e con sani principi. Elvio festeggia in questi giorni 15 anni di attività e speriamo che non si stanchi di fare da chioccia alle nuove leve, sarebbe il colpo del K.O.
H: Ci sono tante realtà non solo a Milano che sono sensibili ad un calcio dei valori, realtà di batterie, di stile, di attitudine, di fanzine, di blog e semplicemente di tradizione orale. L'unica difficoltà è che, in un momento in cui qualcuno non ha avuto la fortuna anagrafica di vivere il vecchio calcio ed il suo schema di valori, ad es, Boninsegna che al Lunedì tornava a Viadana dai suoi genitori che avevano fatto tanti sacrifici per introdurlo in mondo spietato e competitivo come quello dello sport, bisogna che questo qualcuno compia un atto di fede verso i narratori o i bardi, perchè tali siamo oggi, che raccontano un mondo perduto che sovente si ammanta di leggenda. Il mondo corre veloce verso un destino di squallida omologazione e globalizzazione pertanto chi sarà affascinato da questo tipo di atteggiamento sarà una persona curiosa, che pensa con la sua testa, motivata, libera e libertaria. Scegliere il il numero 72 sulla maglia non vuol dire essere libero, parlo del giocatore, perchè ti fa esprimere il tuo immaginario, ma vuol dire solo dare un rifiuto becero ad un mondo di valori fondativi senza i quali non vi sarebbe stato il calcio come lo intendiamo. Il calcio è less is more.
BS: cosa pensate del calcio e in generale dello sport in generale a livello italiano?
T: Preferisco non parlarne, altrimenti avrei scelto di fare una trasmissione sull’attualità e comunque non amo parlare di cose che non mi piacciono.
H: Specchio dei tempi; squallido, figlio dell'imbroglio e delle nuove tendenze sociali che privilegiano l'apparire, il lusso ostentato (ragazzi Mariolino Corso ai miei tempi aveva il nome ed il cognome in vista in un citofono di Via Cagliero a Milano, malgrado il suo livello, restava uno di noi, uno della gente), la pochezza culturale sulle tradizioni, lo squallore dell'outlook, l'usa e getta. Credo di non aver mai visto un momento peggiore nella storia del calcio dacchè sono vivo.
BS: cosa pensate del movimento tifo attuale italiano?
T: Fantastico nelle leghe minori e in alcune realtà di provincia; imborghesito, bolso e appesantito come un Gangster a fine carriera che non trova un erede, nelle squadre di vertice. Le Curve sono piene di mitomani e chiacchieroni da tastiera, gente che vuole “emulare” quello che ha visto nei film o sentito raccontare ma non ha vissuto nulla dal vero… un po’ come nella vita di tutti i giorni insomma… mi fermo qui, meglio.
H: Chi critica il tifo odierno come diverso da quello anche solo, senza andar troppo lontano, degli anni '90, dovrebbe però comprendere che le istituzioni bigotte, perbeniste, censorie e di propaganda del politically correct che poi si traduce in squallida ipocrisia borghese ( i borghesi per assioma vogliono essere tranquillizzati, perchè avendo una vita senza slanci iconoclasti, han bisogno solo di sicurezze sui loro schemi e sui loro patrimoni, il borghese infatti teme l'arte) si sono adoperate al massimo per lasciare le vere coscienze critiche a casa o fuori dagli stadi in quanto, a detta del sistema, "gente impresentabile". Forse chi viveva un vecchio modo di pensare al calcio, più sano, popolare, populista e genuino si è anche demotivato in quanto tradito nei valori più puri e di strada del suo essere. Penso solo a chi tifava per società storicamente working class e che tutto ciò che gli veniva era frutto del sudore della fronte ed ora si trovano con la storia della loro squadra rovesciata come un guanto da sceicchi, emiri, investitori alto finanziari che nulla sanno e capiscono di calcio, ma per loro è solo un giocattolo od un modo per stornare capitali. Grazie, per te sarà un giocattolo, ma per me è la storia della mia società e se essa ha un dna loser, tu non me la cambi venendo come un alieno da mondi lontani. Chi me la può cambiare deve essere uno di noi, sempre, che magari ha fatto fortuna. Molti tifosi veri, per questo motivo, si sono allotanati dal calcio, dal tifo, dalla curva, dalla società, in quanto essi sono stati traditi nella loro storia.
BS: quali sono i vostri programmi futuri?
T: Ho sempre pensato che le persone migliori fossero quelle che fino all’ultimo giorno della loro vita non sapevano cosa avrebbero fatto da grandi. Progetti ne ho sempre troppi ma tanto le cose migliori succedono per caso, quindi inutile far progetti, credo sia molto meglio vivere.
H: Domanda difficile perchè da blando filo buddhista posso dire che ciò che conta è solo il presente, la presenza mentale. Infatti il nostro programma, pur riguardando la nostalgia e che paradossalmente sarebbe in contraddizione con lo spirito della presenza mentale, è fortemente calato nella realtà odierna come una spina nel fianco. Ecco vorrei che fossimo sempre una mente pensante autonoma anche nel futuro. Ma i veri artefici del loro destino sono i tifosi ed il popolo, senza di loro noi non siamo nulla. E' difficile dire cosa siamo nella radiofonia attuale italiana, ma una cosa è certa: ognuno col proprio bagaglio di esperienze, siamo noi stessi.
BS: e' dura portare avanti un programma radiofonico?
T: E’ dura svegliarsi la mattina e andare a lavorare in miniera! La radio è solo un divertimento. E’ una parte del mio lavoro che non considero un “lavoro”, l’ho scoperta per caso e me ne sono innamorato alla follia. Per questo ringrazio Gigi per avermi introdotto, Lapo per aver creduto in noi e avermi insegnato tanto e, soprattutto, Henry e Ale che per me sono due Maestri, oltre che due Grandi Amici, sono una parte della mia Famiglia, due persone eccezionali che non ringrazierò mai abbastanza. Noi che amiamo il “Calcio del Passato” e che abbiamo ancora i valori della Tradizione, dobbiamo stare uniti e combattere insieme, forse così riusciremo a fermare la lenta e inesorabile corrosione del Mondo, di cui il Calcio è specchio fedele.
H: E' dura se hai dei vertici che ti pongono limiti di censura o moralistici, limiti didattici e didascalici. A Radio Milan Inter abbian trovato una realtà che si è fidata del nostro slancio fondamentalmente protratto verso un obiettivo: dire alla gente di pensare con la propria testa anche se ciò è fuori moda, fuori tendenza e fuori mercato. Audere Est Facere!
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